Il successo nel trattamento della sindrome di Cushing dipende dalla specificità della terapia nei confronti dell’eziologia dell’ipercortisolismo.
In aggiunta alle procedure chirurgiche, vari farmaci sono stati impiegati nel management di questa difficile malattia.
Composti con proprietà neuromodulatrici sono risultati efficaci solo in un limitato numero di casi di malattia di Cushing ipotalamo-pituitaria-dipendente, la più comune forma di sindrome di Cushing.
Questi farmaci comprendono gli antagonisti della serotonina ( Ciproeptadina, Ketanserina, Ritanserina ), gli agonisti della dopamina ( Bromocriptina, Cabergolina ), i GABA agonisti ( Acido Valproico/Valproato ), gli analoghi della Somatostatina ( Octreotide ).
Di un certo interesse il potenziale uso del Rosiglitazone e dell’Acido Retinoico, che sono ligandi di differenti recettori coinvolti nella regolazione ipotalamo-pituitaria.
Nella sindrome di Cushing GIP ( peptide gastrico inibitorio ) –dipendente, la somministrazione di Octreotide prima di ciascun pasto ha mostrato efficacia clinica solo nei primi mesi, probabilmente per la down-regolazione del recettore per la somatostatina nelle cellule secernenti GIP.
Il trattamento per lungo periodo con Propranololo e con Leuprolide è risultato efficace nei pazienti con sindrome di Cushing catecolamino-dipendente e LH-dipendente.
L’antagonista del recettore per la vasopressina, OPC-21268 e l’antagonista del recettore dell’angiotensina II, Candesartan, sono stati capaci di ridurre i livelli di cortisolo nei pazienti con anomalie dei recettori specifici.( Xagena2005 )
Sonino N et al, Treat Endocrinol 2005; 4: 87-94
Farma2005 Endo2005